Le opere dell’artista coreano Dongwook Lee, si concentrano su incertezze di esistenze umane.
Si trattano di piccole sculture i cui personaggi umanoidi, dalla pelle viscida e collosa, vengono svelati disarmati di abiti come maschere e vulnerabili nell’affrontare gesti quotidiani.
Una tematica cara alla sua poetica è anche quella dell’allevamento come regola di rapporti sociali che sfocia nel legame di dominanza tra uomo e animale, ma anche tra donna, maschio e società.
Alcune parti delle sculture, vengono candidamente ricoperte di quadratini che formano un mosaico, pronte a offuscare scene sgradite veicolate da dispositivi televisivi.
Nella sua opera si scorge quindi un bizzarro connubio tra i sospiri della vita e il decadimento della morte e i conflitti tra estetica e primitiva crudeltà.